Una volta era semplice! Adesso: "Abbracciami e baciami!".

Diventare genitori non è mai come lo immaginiamo.
Quando in giro si vedono foto di famiglie felici e sorridenti, pensiamo che in fondo è così bello avere un nido, una prole da accudire.
Dentro di noi c’è quella vocina inconsapevole che dice: “Ma sì, in fondo che ci vuole. E’ semplice.”
Ed ecco il primo errore, perché all’arrivo dei figli la parola SEMPLICE sparisce improvvisamente dal vocabolario.
Era semplice essere single o innamorata.
Era semplice alzarsi la mattina e pensare solo al caffè e agli addominali (a proposito, dove sono finiti?).
Era semplice dire: “Resto a letto ancora cinque minuti.”
Era semplice fare shopping.
Era semplice cucinare una cena per gli amici.
Era semplice riuscire a fare una telefonata.
Era bellissimo fare la doccia.
Era semplice consumare un pasto.
Era divertente vestirsi.
Era semplicissimo andare dall’estetista.
Era semplice leggere un libro a letto prima di addormentarsi.
Era semplice viaggiare.
Era facile, anzi facilissimo essere perennemente al centro della propria vita e non pensare ad altro.
E adesso? Le parole che si usano più frequentemente con due figli sono:
DIFFICILE e STANCANTE.
Sì, perché non sei più sigle o semplicemente innamorata.
Oltre a quei due nanetti devi anche occuparti del terzo figlio grande, che dopo il matrimonio è più impegnativo lui di un gruppo di bambini dell’asilo in gita scolastica.
Quindi appena sveglia, anche se stai morendo ancora dal sonno, perché il tuo bellissimo treenne con il caldo apre gli occhi anche alle 5:30 del mattino (e fortuna ha voluto che tuo marito venisse trasferito proprio in Sicilia. Leggi: caldo tutto l’anno. A me il Trentino mai.), devi comunque alzarti e connetterti immediatamente con il mondo e, soprattutto, capire che giorno della settimana è in corso, per evitare di portarlo a scuola anche di Domenica, giorno in cui di sicuro si sveglierà ancora prima (non fa una piega).
Allora devi trascinarti verso la cucina dove guardi la macchina del caffè come se fosse un miraggio. Preparare la colazione. Stirare la divisa scolastica. Sistemare lo zainetto. Riscaldare il biberon al fratello.
E forse tra il biberon in microonde e il primo capriccio della giornata, riesci anche a fare la pipì, che ormai la vescica si è abituata così tanto a dilatarsi che ormai lo stimolo ad urinare non lo senti neanche più.
Nel frattempo dal bagno senti che si è svegliato anche il pupetto. E qui la Provvidenza è grande, perché lui resta nel suo lettino a chiacchierare da solo (ha preso dalla sua mamma), e aspetta paziente che prima tu abbia fatto la doccia al fratello, lo abbia vestito e sistemato davanti all’Albero Azzurro.
E solo allora il cucciolo inizia a chiamarti.
Dopo avergli dato il biberon vesti anche lui e poi, forse, riesci a consumare una rapidissima colazione, lavarti e vestirti, il tutto così velocemente che Bolt in confronto è un dilettante.
Poi carica il pupetto nel passeggino, pupone sulla pedana, e via a scuola.
Insomma, per le nove del mattino puoi già tornare a letto per quanto sei STANCA.
E qui cade la prima parte semplice della giornata.

E non pensate che sia rilassante gestire un solo bimbo durante la mattinata. Perché hai iniziato lo svezzamento, e mentre il brodo è a bollire sul fuoco, tu cerchi di fare una doccia in un minuto e di lavare i capelli in due, mentre il neonato ti assiste dal passeggino fuori dal bagno e inizia ad essere visibilmente irritato, perché vuole tornare a fare un pisolino, che tu poi i capelli non li asciughi neanche, perché non vuoi svegliarlo.
Allora provi a fare una silenziosa telefonata a tua madre, che ha la voce di un soprano, e lo sveglia lei dall’altra parte del telefono.
Allora corri ad asciugare i capelli. Ti rivesti al volo. Recuperi il neonato angelico e cerchi di ricordare cosa c’è in congelatore per la cena. Ovviamente dimenticherai puntualmente di scongelare qualcosa, e bastoncini di pesce e cotolette surgelate faranno comparsa al pasto serale.
In un attimo, tra la spesa, le lavatrici, i letti da rifare e la pappa al pupetto, arrivano le tre e corri a recuperare il pupone, che torna a casa affamato come Shrek, e poi crolla (se tutto va bene) per circa uno/due ore. Tempo che sfrutterai per riassettare nuovamente la cucina, che dopo il suo passaggio fa invidia ad un’orda di barbari. E se miracolosamente dormono entrambi per mezz’ora, riesci a dedicarti a qualcosa di piacevole (nel mio caso il blog). Se e solo se c’è questa piccola pausa.
E si arriva così a cena, dove ti trovi a sfamare tutta la ciurma. E qui è il DIFFICILE, perché mentre dai il biberon al più piccolo, devi mettere a tavola la cena per altri tre, e poi devi mettere a letto uno e cercare di finire la tua cena. Pulire e mettere a letto l’altro.
Sì, era semplice. Semplicissimo.
Ora sono sfinita. Distrutta. Devastata.
Sono così STANCA che anche pensare diventa DIFFICILE.
Eppure quand’era semplice non era comunque così bello.
Quando era semplice nessuno sorrideva appena iniziavo a intonare la ninnananna preferita.
Quando era semplice nessuno mi faceva sentire quella sensazione di amore pieno anche solo guardandomi.
Quando era semplice nessuno mi recitava poesie sulla mamma.
Quando era semplice nessuno mi chiedeva di stare seduta un pò con lui, con la testa appoggiata sul mio braccio ad ascoltare musica o a guardare cartoni animati.
Quando era semplice nessuno mi sorprendeva con le sue prime parole o i suoi progressi.
Quando era semplice nessuno mi faceva ridere come faccio adesso.
Quando era semplice nessuno aveva mai davvero dato un senso a tutto l’Universo e alla mia vita.
Quando era semplice nessuno mi ha mai fatta sentire così in ansia.
Quando era semplice nessuno mi ha mai fatta sentire così bella.
Quando era semplice nessuno mi ha mai fatta sentire così viva.
Quando era semplice non c’erano giochi sparsi ovunque per casa e non c’era così tanta allegria nel cuore.
Quando era semplice nessuno osservava così tanto ogni mio stato d’animo e ogni mio cambiamento.
Quando era semplice nessuno mi chiedeva così tante volte al giorno un bacio.
Quando era semplice nessuno mi stringeva così forte, e inventava una canzone solo per me con le parole “Abbracciami e baciami!”.
Quando era semplice non avevo tutte queste incombenze e tanto sonno arretrato, ma nessuno mi emozionava chiamandomi (1000 volte al giorno)…MAMMA!

 

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