Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha profferito la frase: “Dai che i tuoi anni non li dimostri proprio.” A volte l’abbiamo detta con sincerità, altre per cortesia, altre ancora per scherzo.
Il problema non sorge quando sei tu a pronunciare la malefica frase. Tu, giovane donna, vagamente ancora apprezzabile e spensierata. Il dramma avviene quando al tuo trentacinquesimo compleanno arriva la telefonata di turno della ragazza che eri un tempo anche tu, con dieci anni meno di te, e a raffica esordisce così: “Auguri, Luci! Sono trentacinque, dai che non li dimostri. L’importante è come li porti. Tu quanti ne senti?” Non sto scherzando. Mi hanno detto davvero così.
A parte il fatto che ho compiuto trentacinque anni e non novantacinque. Quindi mi sarei anche potuta incavolare. In realtà alla sua domanda sulla mia capacità di sentirmi più giovane, le ho risposto: “Ne sento venti di più!”, perché è vero.
Ultimamente sto vivendo uno dei momenti più tristi della mia vita. Non lo nego. Non ho il morale al massimo. Anzi, sto attraversando una fase di forte depressione, di cui non mi vergogno, perché troppo spesso indossiamo sorrisi di circostanza e allegra indifferenza al proprio stato d’animo.
Non è così che si fa. Non è così che si superano le difficoltà.
Sento vent’anni di più perché negli ultimi quattro mi sono spremuta come un limone. Ho tolto energia al corpo e pace alla mente. Ho abbracciato pesi e sollevato muri. Ho avuto periodi in cui ho vissuto la notte e il giorno senza mai chiudere occhio.
Mi direte che è la vita di una mamma. Mi direte come in tanti: “Non sei tu la prima. Non sei tu l’ultima.” Frase che disprezzo, perché il dolore di ognuno di noi ha il merito di essere considerato in quel momento e non sminuito alla spicciolata, come un fazzoletto caduto per strada. Sarà che io quel fazzoletto lo raccolgo sempre e lo destino al suo spazio. Vorrei allora meritarne uno anch’io.
E’ il mio coraggio di andare avanti giorno per giorno e ad essere in gioco. Sono le giornate in cui mi trascino ad essere le più difficili. Sono le notti in cui piango in silenzio per non disturbare, che spezzano il cuore. Sono le lacrime che scendono da sole a fare più male. Sono le frasi di tuo figlio: “Mamma, perché stai piangendo? Sei triste?”, che ti danno uno schiaffo in pieno viso. Non è la tristezza di tutti. E’ la mia, adesso, che devo superare. Quindi sì, sento vent’anni di più, perché sono stanca di sopportare arroganza, ignoranza e presunzione di chi non mi ritiene all’altezza della propria specie, di chi mi umilia con ottusa supponenza, di chi mi spinge ad allontanarmi solo per egoismo e cattiveria. Sono stanca, perché ero una persona sempre sorridente e adesso non lo sono più. E mi manca vedere le cose con positività, con allegria.
Ho avuto la fortuna nelle ultime settimane di avere un gruppo di amici che mi ha supportato e sollevato, che mi ha tirato fuori dal mio pigiama e portato a divertirmi, che mi ha suggerito di mandare tutti a quel paese e di restare in piedi a guardare le meraviglie che ci sono ancora, e poi ho avuto un gruppo di amiche virtuali che mi ha raccontato la sua storia di oscurità e rinascita (le amicizie di Instagram), e poi, più di tutti, c’è mio marito a cui devo tantissimo.
Lui da cui mi sono lentamente allontana quest’anno, solo per sopravvivere, solo per non sentire che il mondo si stava sgretolando tutto intorno. Solo per non calpestare le macerie ad ogni passo. Lui con cui abbiamo dato tutto per il nostro nido. Lui, ancora una volta, mi ha teso la mano più forte e solida.
Quando l’amore vuole guarire, appare come un lenzuolo candido intriso di disinfettante posato su un muscolo cardiaco grondante sangue. In un primo momento brucia e hai l’istinto di allontanarti, poi lentamente blocca l’emorragia.
E una sera, quando davvero ho pensato di mollare tutto, quando i miei nervi si sono arresi alla disperazione e la luce della speranza si era spenta, lui mi ha fatto uno dei discorsi più incoraggianti che potessi ricevere: “Abbiamo fatto delle scelte e queste richiedono un grande livello di pazienza. Se avessimo scelto la strada più facile, come fanno in tanti, non saremmo qui a parlarne. Dovremo superare i nostri limiti e sarà sempre peggio, ma poi sono sicuro che ne saremo ripagati….. Non devi sminuirti in questo modo. Se non fosse stato per te, tutto questo non ci sarebbe. Se non ci fossi tu, tutto questo non sarebbe stato mai costruito.” Sembrano parole semplici, ma per me hanno significato tanto. Averlo dalla mia parte è stato importante. Sentirsi rincuorare dalla persona che ami è tutto in alcuni frangenti. Perché gli anni passano, ma hai bisogno di proseguire nel cammino della vita a falcate sicure e determinate, perché gli ostacoli aumentano, perché il valore della vita assume contorni sempre più definiti, perché non avevi mica capito che sarebbe stato così complicato, perché hai bisogno di forza e lucidità per affrontare anche il bello che deve ancora venire. E allora è necessario avere vicino persone che sono davvero importanti per te. Persone per cui tu sei importante. Mi sono sentita così sola, ma solo perché non mi giravo sul mio “fianco preferito”, altrimenti avrei trovato lui con le braccia aperte ad aspettarmi.
Ho sempre pensato che dopo i brutti momenti arrivassero gioie incredibili. Voglio augurarmelo anche adesso. Voglio crederci anche stavolta.
Quindi sì, sento vent’anni di più, ma tra vent’anni spero di avere il cuore più leggero, lo sguardo sereno, il sorriso sollevato e di sentirne venti di meno.
Forza, coraggio e cerca sempre di rincorrere la felicità… circondati di persone buone, positive… A costo si sembrare antipatica chissenefrega… Io ho imparato a rifugiarmi nella mio nido e noi 4 siamo ora più che mai una priorità assoluta! Ti abbraccio e sono sicura che tutto andrà sempre meglio ��
Fortuna (unafamigliadaspasso)
Fortuna, per prima cosa ti ringrazio, perché sei la primissima a inserire un commento nel mio blog, e la cosa mi riempie di gioia.
In secondo luogo, ti sono davvero grata per il sostegno e le tue belle parole d’incoraggiamento. Sono importanti per me.
Ti mando un forte abbraccio.