Ci sono regali di Natale che vengono scartati con qualche giorno di ritardo, ma sono talmente belli da surclassare tutti gli altri.
Può succedere che arrivino una Domenica mentre sei a pranzo con i tuoi fratelli grandi, e tua madre è in ospedale che sta partorendo, ma tu hai solo cinque anni e di questa cosa non puoi ancora capire niente. Sai solo che le faranno un taglietto. Così ha detto lei.
Ricordi sfocati fanno parte di quel momento. I piatti a tavola, quelli bianchi con il righino blu, i ragazzi, le loro maglie, quelle delle foto. Il citofono che suona o forse il telefono. Nella mia memoria era il primo. Mio padre. Rispose Mark.
Nella mia testa: “Fa che sia una femmina!”. E lui: “Evviva! E’ un maschio!”. La mia delusione e la mia felicità, perché in fondo eravamo di più. E io adoravo follemente quella famiglia numerosa.
Ricordo dei dolci in ospedale e poi la nostra mamma direttamente a casa. Mi mise subito in braccio quel fagotto, perché aveva paura che potessi provarne gelosia. E io che pensavo: “Ora me l’hanno messo in braccio, e che ce devo fa?”
Adesso mi rendo conto che tante preoccupazioni di noi mamme sono anche eccessive, perché io, a dir la verità, con lui non ho mai avuto alcuna competizione. L’invidia è un sentimento che non mi appartiene. Quindi, per questo bel bimbo dagli occhi immensi e i lineamenti gentili, non potevo che provare affetto.
Ammetto che lui mi ha facilitato il compito. Per il primo anno è stato quasi inesistente. Era il classico bambino che mangiava e dormiva.
Quando ha iniziato a cresce mi ha reso la vita un pò più difficile, perché era particolarmente vivace, ma anche divertente e intelligente. Giocare, guardare un film o un cartone animato insieme era la cosa più piacevole del mondo. Senza di lui, come senza gli altri miei fratelli, la mia esistenza non sarebbe stata la stessa. Il confronto con qualcuno che ami, la vicinanza, le litigate e le arrabbiature aiutano a crescere.
E poi tra le mie rimembranze appare sempre questa foto.
Qualche mese dopo la sua nascita, i miei genitori ci hanno messo in posa davanti all’obbiettivo. Quell’attimo è rimasto impresso a fuoco nella mia testa: il divano grigio, la coperta scozzese rossa e nera appoggiata sopra, noi due all’angolo, e Mark che si è buttato al volo vicino a noi, un secondo prima dello scatto. Lui che era già così lungo da occupare tutto il sofà, tanto che i piedi fuoriuscivano. La sua maglia verde e i jeans.
Un’immagine che, a distanza di anni, sembra un segno premonitore, ma il perché di questo possiamo capirlo solo noi tre.
Soprattutto posso sentire ancora la sensazione di beatitudine di avere una creatura così piccola tra le braccia. Non avevo ancora idea che quella sarebbe stata la ragione della mia vita.
Oggi Charly compie trant’anni. Mi dispiace tantissimo non essere lì con lui, ma avremo modo di festeggiare insieme. Sarà un lungo compleanno.
Per adesso posso solo dedicargli queste parole, perché in qualunque parte del mondo io sia, il suo pensiero lo porto con me, nel mio cuore.
Auguri fratellino!