Uso questo titolo, che è lo stesso di uno dei miei ultimi post su Instagram, perché sul lutto perinatale c’è proprio un vero VUOTO.
Il lutto perinatale consiste, in breve, nella perdita di un figlio prima o dopo la nascita. Alcuni considerano addirittura lutto perinatale fino al primo anno di vita del bambino.
Nessuno ne parla davvero. Ogni tanto si legge qualche prezioso libro sull’argomento, ma poi la discussione resta lì, come se queste perdite fossero invisibili, quasi irreali. Come se la perdita di un figlio non fosse lecita o plausibile. Ed è così, nessun genitore dovrebbe perdere il proprio figlio, ma purtroppo ciò accade e questa perdita merita lo stesso identico rispetto delle altre. Non deve essere taciuta solo perché troppo forte da reggere.
Le famiglie meritano sostegno e amore per poter uscire da un trauma tanto grande. Invece, spesso, vengono abbandonate al loro incommensurabile dolore.
Di questo e molto altro abbiamo parlato, domenica 31 Maggio, durante la diretta del progetto #GliAltriNonSanno, con la dottoressa Roberta Collu, Psicologa perinatale.
La dottoressa Roberta Collu ha raccontato di come il sostegno e l’informazione sia necessaria già dal tempo 0, che rappresenta quel momento in cui viene data la notizia del decesso. Le famiglie hanno l’opportunità di vedere il proprio bambino e trascorrere con lui il tempo necessario. Possono decidere, purtroppo solo entro le 24h se e come seppellire il nascituro. Hanno la possibilità di creare una box dei ricordi, in cui inserire una sua foto e l’impronta della mano. Tutto ciò può aiutare i genitori ad elaborare il lutto e successivamente a superarlo. Purtroppo non in tutte le aziende ospedaliere esiste la sufficiente formazione e, quindi, la conseguente informazione per chi si trova a vivere queste angosciose situazioni.
Anzi, spesso viene consigliato alle mamme e ai papà di riprovare a cercare subito un’altra gravidanza in modo tale da superare il dolore. Ciò, però, non è affatto utile, perché è possibile correre il rischio di caricare di aspettative il figlio successivo, il quale, spesso e volentieri, appare come un sostituto che in realtà non è.
Una volta a casa, sarebbe opportuno dare alla famiglia una vicinanza e un calore pari o addirittura superiore a quello di un “felice” post-partum, invece, in molti casi, sembra quasi un fuggi fuggi generale, per non dover affrontare il dolore, anche quello delle persone più vicine.
Invece, la sindrome delle braccia vuote, così viene chiamata, merita più attenzione di quanto si possa immaginare. Il fatto che il bimbo non ci sia più non esclude un post partum fatto di sbalzi ormonali oltre che di indicibile afflizione. Tutta la comunità coinvolta nella vita dei neo genitori dovrebbe farsi avanti per mostrare solidarietà e compassione. Scappare non è un’opzione in questi casi, ma è un atto di ulteriore crudeltà nei confronti di chi già soffre.
Di sicuro queste “assenze” sono dovute alla scarsa possibilità di reperire notizie preziose a riguardo e all’abitudine della società di considerare il dolore come sconveniente. Come se fosse qualcosa da evitare. Ai bimbi viene detto spesso Non Piangere, invece dovremmo lasciarglielo fare, perché, come diceva la dottoressa Roberta Collu: Bisogna attraversare il dolore prima di poterlo superare.
Quindi, là dove non c’è una rete familiare di sostegno, la coppia può trovare conforto nell’aiuto di psicologi e psicoterapeuti adeguatamente preparati a questo tipo di supporto.
Oppure ancora possono cercare i Gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto presenti nella propria città o in quelle limitrofe. Luoghi di incontro e confronto che possono davvero aiutare i genitori a trovare sollievo.
Di seguito vi elenco le opportunità di sostegno sul territorio nazionale riferitemi, gentilmente, dalla dottoressa Roberta Collu:
- CiaoLapo – ha sedi su tutto il territorio nazionale.
- Associazione A.M.A. – presente a Milano, Monza e Brianza
- sidsitalia.it
- suidsidsitalia.com
Non è giusto restare soli. Ognuno di noi ha il diritto di avere il dovuto supporto psicologico, perché avere compassione per sé stessi è il primo passo per cambiare il mondo.
Ci sono gravidanze che durano anni di speranza, eternità di disperazione.
Marina Ivanovna Cvetaeva
Posso solo immaginare.