Lei che ha sempre lavorato; lei che ha cresciuto quattro figli da sola (perché mio nonno è deceduto un mese prima che mia madre nascesse); lei che ha avuto una forza che io non avrei neanche se vivessi mille anni; lei che con lo sguardo fiero avrebbe sollevato le montagne; lei che aveva un’ umiltà e una saggezza d’ altri tempi; lei che aveva una casa di cui l’ odore non dimenticherò mai; lei che si è sempre fatta in quattro per la sua famiglia anche quando non era più necessario; lei che nella nostra ultima telefonata mi ha detto: “Pensa ai bambini e lascia stare la casa”.
Lei che non immaginavo quanto mi sarebbe mancata.
Adesso sono qui a scrivere con gli occhi un pò appannati, ricordando la gente che piangeva all’obitorio, e le mani dei miei cugini che mi sfioravano quando sono arrivata, in tempo per dirle addio con un bacio sulla sua fronte gelida; l’incenso della chiesa gremita di gente, e i fiori sulla sua bara; l’ ultimo addio al cimitero, e la foto di lei sulla lapide, accanto all’immagine in bianco e nero di lui, venuto a mancare a soli 36 anni.
Quanto dolore e quanta tristezza in poche ore.
Spesso ci sono parole che ci pentiamo di aver detto, e altre che avremmo voluto dire. A volte, per timore o, semplicemente, perché accanto a persone con uno spessore di vita come il suo ci sembrerebbe ridicolo, taciamo.
Di una cosa, però, sono contenta, di essere riuscita a dirle: Ti voglio bene.
E ciò che mi ha stupito di più è stato il fatto che lei se ne ricordasse, perché lo ha raccontato, poco tempo fa, a mia madre. Così, in tutto questo sconforto, mi consola pensare, che se anche non sono riuscita a salutarla negli ultimi istanti del suo calvario, almeno so che è andata via sapendo che l’amavo.