In realtà, la regressione spaventa ancora di più quando non è stata ancora sperimentata. In effetti ho potuto constatare che con l’arrivo del fratellino, il primogenito ha avuto varie scale regressive, e la peggiore di tutte è stata quella del linguaggio.
A Gennaio mio marito si è dovuto assentare due settimane per lavoro. Così sono rimasta a casa da sola con i pupi. Un giorno, ormai al termine di questo periodo, il pupone, al rientro da scuola, voleva dire: la mela. Invece ha detto solo laaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, all’infinito, e non riusciva più ad andare avanti. Io, disorientata da questo evento, lo incitavo a continuare, ma lui, probabilmente, vedendomi preoccupata, si è spaventato ancora di più, e ha iniziato a piangere. Ho temuto, in un primo momento, che fosse dovuto a qualcosa che aveva mangiato, e che non si sentisse bene. Ho cercato i numeri delle mie amiche sul cellulare e, invece di guardare sulla rubrica, li cercavo su internet. Ero completamente nel panico. Poi, poco a poco, si è calmato, e ha ripreso a parlare normalmente. Questo episodio si è ripetuto altre volte, anche se non più in maniera così eclatante.
La nostra pediatra mi ha parlato di blocco del linguaggio. E’ un fenomeno che si presenta nei bambini della sua età, dovuto ai cambiamenti, e può durare anche sei mesi. In questo caso, l’arrivo del fratellino, se pur gestito nel migliore dei modi da parte nostra, ha rappresentato per lui un enorme mutamento nella sua vita, ma nel momento in cui si è assentato il padre, che fino ad allora aveva bilanciato le attenzioni di cui adesso ha diritto anche pupetto, questo ulteriore cambiamento ha causato difficoltà nella parola.
Attualmente il pupone alterna periodi in cui tutto scorre tranquillamente, a giorni in cui il blocco avviene più spesso. Ho notato, però, che tali episodi sono sempre più rari. E noi abbiamo imparato a distrarlo quando ciò avviene e, soprattutto, evitiamo di farglielo notare.
Sono qui a parlarne non per pubblicizzare i fatti miei, ma perché, spesso e volentieri, le mamme vivono con angoscia queste situazioni, così come è successo a me. Invece, vorrei poter dire a queste donne, che è tutto ok, così come avrei voluto che qualcuno l’avesse detto a me, piuttosto che spaventarmi eccessivamente. Di sicuro non bisogna sottovalutare le difficoltà del bambino, che non riuscendo ancora ad esprimere il suo disagio con le parole, lo manifesta in altro modo, ma non bisogna neanche pensare che questa fase possa durare per sempre. E’ un periodo di adattamento, tanto per noi, quanto per loro.
Quindi va bene che il bambino faccia la pipì a letto, che voglia stare appiccicato alla sua mamma notte e giorno, che balbetti, che strilli, che lanci gli oggetti sul pavimento, che riprenda a gattonare, che pianga senza motivo, che addirittura zoppichi. Tutto ciò passerà e lui sarà cresciuto, e attraverso questa regressione sarà anche più maturo, perché è vero che le novità sono destabilizzanti per gli adulti, e ancor di più per i bambini, ma aiutano ad avere una visione del modo e della vita molto più ampia, e in questo caso ad accettare l’amore per quel nuovo esserino, che se anche ci ha messo in crisi, e ha sconvolto nuovamente i nostri equilibri, vale tutte le difficoltà e le regressioni di questo mondo.
In fondo, il pupone è consapevole che lui è e sarà sempre il re del mio cuore.