Conoscete il rinforzo positivo?
Credo che molti di voi ne abbiano sentito parlare. Per spiegarlo in breve, è quel comportamento adottato dal genitore che favorisce il ripetersi di un’azione positiva da parte del bambino.
Ad esempio: se ogni qual volta in cui il bimbo piange, la madre lo abbraccia, il bimbo sa che avrà consolazione da lei nei momenti di bisogno.
Fin qui tutto ok! Sembra anche semplice.
In realtà, mi dispiace dirlo, ma crescendo diventa sempre più difficile applicare questo comportamento. Perché? Dentro di voi conoscete già la risposta.
Siamo cresciuti tutti, quasi indistintamente, con la regola: “Mazze e panelle…..!”. Molti sono ancora sostenitori di questo metodo.
Si svia dall’ argomento dicendo che tanto i figli non capiscono, che tanto non ascoltano, che tanto lo fanno apposta per farti arrabbiare.
In parte lo comprendo questo pensiero.
I figli hanno la capacità di snervarti. Ti mettono a dura prova. Ti portano a limiti che non pensavi esistessero. Io per prima non immaginavo che fosse tanto estenuante. Per me, però, che vivo di sensi di colpa dalla mattina alla sera, non volevo che questo si ripetesse con i miei figli.
Se di evoluzione umana si parla tante volte, non può essere solo fisica.
Vi faccio un esempio. Mentre studiavo all’Università, mi sono imbattuta nelle teorie di Edison che sosteneva la corrente continua contro quella alternata di Tesla (il quale alla fine ebbe ragione, ma al momento non è rilevante).
Edison, per dimostrare ciò, elettrificò un elefante in una piazza.
Quando ho letto questo avvenimento sono rimasta inorridita. Immagino che se avesse provato a farlo ai nostri tempi, sarebbe stato mangiato vivo dagli animalisti, oppure arrestato per maltrattamento su animali.
E’ stato allora che ho riflettuto sull’evoluzione sociale. E lo faccio tuttora.
Mi rendo conto che la società deve essere ancora educata adeguatamente, ma gli strumenti per una maggiore sensibilizzazione a questo argomento iniziano ad esserci, come libri, incontri con specialisti del settore, congressi.
Sicuramente questo post sarà impopolare e farà storcere il naso.
Lo so che state pensando: in fondo siamo cresciuti tutti così, che c’è di male? C’è di male che siamo nell’era del bullismo e del Blue Whale. Ecco che c’è.
Un’amica quasi cinquantenne, poco tempo fa, ha avuto il coraggio di dirmi che in fondo i ragazzi cresciuti con la cinta del papà sono perfetti!
Ma stiamo scherzando? Vogliamo davvero giustificare un genitore che ha picchiato un figlio con la cintura?
Posso capire la sberla dell’esasperazione, ma la cintura è sadismo e violenza.
Quei ragazzi sono “perfetti” solo perché hanno avuto paura. Non è così che si crea rispetto. E saranno “perfetti” fino a quando non ripeteranno lo stesso gesto sui loro figli, perché è stato questo l’unico procedimento educativo che gli è stato insegnato.
Scusate se mi animo su questo tema, ma se così non fosse andrei contro tutto quello che sto cercando di fare con i miei bimbi.
Mio marito ed io abbiamo scelto di non toccarli, e fino ad ora ci siamo sempre riusciti.
Ho letto e riletto tanti autori sul tema dell’educazione, cercando di fare mie le loro perle di psicologia. Fino a un certo punto è andata bene.
Poi sono arrivati i due anni e mezzo del Pupone. Per diversi mesi ho retto il colpo, ma da quando abbiamo tolto il ciuccio, i capricci si sono quintuplicati, come i sensi di colpa relativi alla nascita del fratello, e la fase di affermazione della volontà che ha comportato opposizione fino all’ennesima potenza.
Metteteci anche il suo carattere determinato e un pizzico di furbizia. Mi sono distrutta dietro di lui negli ultimi mesi.
Più che l’arrivo di Rambo, sono stati i suoi atteggiamenti a mettermi KO. Non ne potevo più. E non nego, perché so che ogni mamma l’ha pensato, che avrei voluto scappare, andare su un altro pianeta, perché pensavo che non ce l’avrei fatta. Allora ho alzato la voce anch’io. Sì! Per tanti sarà normale, ma per me è stata una sconfitta.
Non volevo arrabbiarmi con il mio adorato Pupone. Eppure l’ho fatto anch’io. Solo che ultimamente stava capitando troppo spesso, e le mani iniziavano anche a prudere.
Gli atti di sfida aumentavano e sentivo che rischiavo di perdere il controllo. Come a me stava succedendo anche a mio marito. Non volevamo che i nostri bimbi si sentissero minacciati da chi in realtà dovevano sentirsi protetti. E abbiamo deciso di fare qualcosa. Abbiamo scelto di farci aiutare, perché lo sappiamo che non è così che si insegna a un bimbo l’autocontrollo. Solo l’esempio può aiutarlo. E i libri non bastavano più.
Ci siamo rivolti ad una psicologa infantile per avere dei suggerimenti che potessero servirci a gestire meglio i nostri cuccioli.
Devo dire che i primi giorni in cui abbiamo messo in pratica le nuove strategie, ci sono sembrati un incubo.
Poi, piano piano, sono arrivati i frutti, e magicamente le cose stanno andando molto meglio.
Ovviamente queste piccole regoline non le tengo per me e ve le offro volentieri. Sono poche e semplici. Bisogna avere solo la forte volontà di applicarle. Sicuramente in tanti di voi le stanno già adoperando, ma credo che un ripasso non vi dispiaccia. Vero?
Le regole base sono:
- IGNORARE. Ahimè, è difficilissimo! Quando iniziano a piangere per un capriccio qualsiasi, del tipo: “Voglio dormire con i miei jeans preferiti!“, e comincia il pianto ricattatorio della serie “o mi dai ciò che voglio oppure mi ascolti piangere per le prossime 48 ore“. Ecco, lì è difficilissimo non perdere le staffe, ma è proprio in quel momento che bisogna mantenere la calma e usare l’indifferenza. A un certo punto chiederanno attenzione in maniera esasperata. A quel punto dico: “quando ti sarai calmato toglieremo i jeans e metteremo il pigiama.” E poi continuo ad ignorare. (Dovremmo evitare anche questa frase, ma proprio non ci riesco.) Il risultato? dopo un altro quarto d’ora di pianto, lui o lei diranno: “Va bene. Mi sono calmato. Mettiamo il pigiama.” Non credevo potesse accadere, ma è così. Questi capricci dureranno sempre meno con il tempo, fino ad annullarsi. Dopo che ha eseguito l’azione da me desiderata, lo abbraccio e gli dico: “Mamma ti vuole sempre bene, anche quando ti arrabbi.” E’ assolutamente importante che capiscano che i loro errori non ci faranno mai allontanare, in modo tale che se un domani dovessero sbagliare, sapranno a chi rivolgersi per chiedere aiuto.
- RINFORZO POSITIVO. Questo è più semplice. Invece di incorrere nel solito circolo vizioso dell’imposizione, a cui puntualmente risponderanno di NO, e che porta solo a una sfida personale, possiamo, invece, creare un circolo virtuoso. Alla prima risposta negativa, proponiamo un oggetto del desiderio. Ad esempio, le caramelle (o un gioco che desiderano), che fino a poco tempo fa vietavo categoricamente. Faranno quello che volete al volo. Anche qui non pensavo che potesse succedere il miracolo, ma è avvenuto. Al Pupone si stanno cariando i denti da latte, ma funziona. 😜 In realtà questo metodo aumenta con il tempo la loro predisposizione a comportamenti positivi. Ovviamente le caramelle bisogna proporle per una determinata azione solo due o tre volte al massimo.
- INCORAGGIARE. Anche questo non è complicato. Ogni qual volta il vostro bimbo compie una buona azione, è bene elogiarlo con frasi del tipo: Sei stato bravo! Complimenti! Benissimo! Bene! Ben fatto! E tutto ciò che di positivo vi viene in mente. Questo aumenta l’autostima, l’autonomia del bambino e, di conseguenza, la predisposizione alle buone azioni.
- EVITARE ALCUNE FRASI. Su questo punto mi infervoro molto con i genitori e anche con alcuni educatori. Spesso ai bimbi vengono dette parole del tipo: Sei cattivo! Sei monello! E molto di peggio. Invece bisognerebbe evitarle, come in generale tutte le etichette (quali: pigro, svogliato, fannullone, incapace e tanto altro), in quanto creano nel bambino la convinzione di esserlo davvero. Bisogna spiegare che una determinata azione non si fa, ma che non per questo loro sono sbagliati. Al contrario, se apostrofati continuamente con frasi distruttive, loro attueranno atteggiamenti sempre più negativi.
- ISOLARE. Quando vi trovate ospiti a casa di qualcuno e il bimbo è particolarmente stanco, irascibile e soprattutto piccolo, è bene evitare di arrabbiarsi. Invece di mortificarlo lasciando che si sfoghi davanti agli altri, potete portarlo in una stanza in cui dovete assolutamente restare anche voi, per comunicargli che anche quando è arrabbiato, voi gli volete sempre bene. Dite al bimbo che quando sarà più calmo uscirete dalla stanza. Dovete restare assolutamente calmi. Il bimbo piangerà, urlerà, mia alla fine si calmerà, anche prima di quanto possiate immaginare.
- COCCOLARE. Sì, questo è il momento più stressante delle vostre vite, ma è un punto luminoso che tra un pò sparirà dal monitor del presente, e di tale impegno vi rimarrà solo uno scintillante ricordo. Quindi amateli, fategli il solletico, posate il telefono e fate un gioco insieme, perché la vostra attenzione è ciò che più desiderano.
Con questo non voglio dire che i miei figli saranno perfetti o che noi non sbaglieremo più. Assolutamente. Errare è perfettamente umano.
La bacchetta magica non ci è stata data in dotazione, così come il manuale del perfetto genitore, ma qualcosa di buono credo verrà fuori. Anche solo non aver usato la cintura spero che dia i suoi frutti. E’ difficile mettersi in discussione. Lo è stato anche per me, ma possiamo farlo.
Voi cosa ne pensate?
Aspetto di sapere le vostre opinioni sull’argomento. Potete rispondermi anche su Facebook o Instagram.
A presto…
Una opinione su "Il RINFORZO POSITIVO. AKA: NON GRIDARE! NON PICCHIARE! NON TI ARRABBIARE!"