Una parola per le mamme

È iniziata così.

Avevo appena riposto gli avanzi della cena in frigorifero.

In un attimo, una prepotente e subdola stanchezza mi ha imposto di accasciarmi a terra.

Avevo la schiena appoggiata contro il pannello grigio del congelatore, le gambe rannicchiate verso il petto e le mani sulle ginocchia.

Ero disorientata da quella tristezza arrivata così, senza preavviso.

Le lacrime hanno sorpreso gli occhi.

Piangevo in silenzio. Piano.

In salotto laudio del televisore era comunque troppo alto perché potessero sentirmi.

E poi in me si era già fatta strada, da tempo, lidea di non importare abbastanza per chiunque.

Mi sentivo sola.

Inadatta.

Inadeguata.

Un inutile spreco di spazio sul pianeta.

La mente alimentava pensieri negativi, che a loro volta nutrivano la parte più autolesionista della mia persona.

Tutto ciò mi comunicava lassenza di una via di uscita da me stessa.

E avevo la forte sensazione che nessuno mi avrebbe salvata.

Ho scelto di introdurre questo libro con un’immagine reale di ciò che è poi diventato un altro “viaggio”. Un percorso in cui ho potuto rileggere la mia vita fino a ora e trovare il senso di quel che è successo. All’epoca delle sensazioni sopra descritte, però, era tutto confuso, opaco e incerto. Ho affrontato un duro cammino per arrivare alle consapevolezze del presente, ma ne è valsa la pena.

Non so se avrete voglia di leggere Una parola per le mamme, ma se doveste farlo, vi chiedo di chiudere gli occhi e per un attimo dimenticare che la protagonista sono io. Immaginate una donna qualsiasi, una mamma, che, una sera, dopo cena, mentre riassetta la cucina, si sente sopraffatta dalla stanchezza, così tanto da non sapere più dove inizia e finisce la sua vita. Così tanto da non sapere più chi lei sia. Così tanto da dimenticare, a un certo punto, e per moltissimo tempo, cosa voglia dire stare bene. Quella donna sono io, ma sono tutte le neo-mamme. E per il benessere dei bambini che hanno messo al mondo bisogna aiutarle, perché bambine, un tempo, lo sono state anche loro, e, come allora, meritano di essere amate. Meritano di essere salvate.

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